Le stranezze della nuova card dedicata a te stanno facendo discutere. Se non è fresco non puoi comprarlo.
Con la pandemia e lo scoppio della guerra in Ucraina le tasche degli italiani sono state messe davvero a dura prova. Non soltanto per via delle molte attività entrate in crisi, ma anche per via del crescente costo della vita. Negli ultimi tempi il prezzo del cibo è aumentato davvero moltissimo. Questo, aggiunto alla ridotta capacità d’acquisto, ha creato non poche difficoltà alle famiglie, che fanno sempre più fatica ad arrivare a fine mese.
Per alleggerire il peso economico che grava sulle spalle delle famiglie, il governo ha messo a punto alcuni incentivi. I bonus sono prevalentemente destinati alle famiglie in condizioni di difficoltà economica. Tra questi, uno è stato particolarmente chiacchierato nelle ultime settimane ed è destinato a far discutere.
La Card Dedicata a te
In particolare il governo Meloni ha introdotto la Card “dedicata a te”. Il nuovo incentivo, che punta a contrastare il rincaro dei prezzi della spesa, è stato presentata dal ministro dell’agricoltura Francesco Lollobrigida e confermata dalla premier Giorgia Meloni. La card, dal valore di 328 euro da spendere entro il 31 Dicembre, è destinata solo ai nuclei familiari con almeno tre persone e Isee che non supera i 15.000 euro.
A far discutere, però, oltre al contributo ritenuto troppo basso da molti, in particolare esponenti dell’opposizione, e dai requisiti per accedere al bonus (si contesta il fatto che molte persone anziane e bisognose restino fuori da questo incentivo per via della clausola del nucleo familiare di tre persone) è soprattutto l’allegato che sancisce cosa può o non può essere acquistato usufruendo del bonus.
Le polemiche sugli acquisti
Il governo ha infatti fornito una lista di alimenti che possono essere acquistati con il bonus. La card, per esempio, può essere utilizzata per comprare cibi freschi, non surgelati. Anche il sale resta fuori dalla lista. Si può comprare il miele, ma non la marmellata. Non è ben chiaro cosa abbia portato a far rientrare alcuni alimenti piuttosto che altri nella lista della spesa, ma a prescindere da cosa sia o non sia incluso ad essere stato fortemente contestato è il concetto in sé di dovere stabilire cosa si possa o non possa mangiare.
Quello che doveva essere uno strumento di aiuto, insomma, per molti è diventato uno strumento di discriminazione.